L’ attacco giapponese era il seguito di una politica guerrafondaia nella zona dell’ oceano Pacifico voluta dall’ impero del sol levante, già iniziata anni prima per espandere sempre di più l’influenza nipponica.La Cina fu attaccata negli anni trenta del novecento e successivamente l’attenzione del Giappone ricadde sulla base Americana, per motivi non solo politici ma anche economici.
Ci furono nella primavera del 1941, delle trattative diplomatiche, tra angloamericani, e giapponesi dovuto per il controllo della zona del Pacifico ma finiti in maniera non favorevole.
Inoltre, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, ed il governo olandese in esilio a Londra, all’invasione dell’Indocina da parte dei giapponesi, il 26 luglio 1941, dichiararono l’embargo sul petrolio, metalli preziosi, e su altre merci strategiche per l’impero del sol levante, mettendo il Giappone in una situazione molto problematica e l’ammiraglio Nagano dichiarò in un colloquio all’imperatore giapponese il suo pessimismo in una vittoria contro l’America in caso di guerra e della preoccupante situazione di carburante con una giacenza di petrolio di circa un anno e mezzo, motivo per cui bisognava iniziare subito le ostilità per poi impadronirsi delle risorse energetiche delle indie olandesi.
Inoltre, l’ambasciatore nipponico a Berlino, notando i successi nazisti, con altri ufficiali, propose un intervento contro la Russia, sollecitati dal ministro tedesco degli esteri Ribbentrop, ma la scelta dello stato maggiore nipponico, fu di attaccare verso sud.
Il piano per attaccare Pearl Harbor, fu ideato dall’ ammiraglio Isoroku Yamamoto, condotto da Chuichi Nagumo e pensato per cercare di sorprendere il più possibile la flotta statunitense infatti nulla fu lasciato al caso, persino il giorno e l’ ora furono scelti accuratamente e domenica i giapponesi sapevano che il personale di marina americano, era in una situazione di tranquillità e non di certo pronto ad un eventuale attacco giapponese.
Con due ondate distinte, comincio’ l’attacco giapponese alle otto di mattina del 7 dicembre 1941, creando una confusione tra gli americani e una risposta contro i nipponici non efficace e immediata, in quanto nessuno aveva dato l’allarme, nonostante sul radar in una sala di controllo americana, fosse stata scoperta, una parte della prima squadra d’attacco del sol levante e pensata come un gruppo di aerei non belligeranti, non fu allarmata la base.
Quindi i giapponesi alla fine della battaglia, avevano distrutto la flotta ed una parte della flotta americana ancorata nell’isola di Pearl Harbor nell’ oceano pacifico, ad eccezione di tre portaerei statunitensi, obbiettivi principali dell’attacco giapponese che da qualche giorno avevano preso il largo e che non furono trovate al momento dell’attacco giapponese.
Le conseguenze furono favorevoli per il Giappone, in quanto avendo colpito duramente la potenza aeronavale americana, ebbe via libera per le successive conquiste territoriali nell’ Oceano Pacifico, ma l’ attacco a Pearl Harbor, fece entrare in guerra gli Stati Uniti contro l’Impero giapponese ed essendo ricordato dal presidente americano Franklin Delano Roosvelt, come il giorno dell’ infamia, l’attacco nipponico a Pearl Harbor, riuscì ad infondere in tutta l’America, un odio smisurato verso l’ Impero del sol levante, con una smisurata voglia di rivincita verso i giapponesi.
Dopo i successi giapponesi del 1941 e 1942, la guerra nel Pacifico, volse contro i nipponici, grazie alla ripresa d’iniziativa da parte statunitense, e porto’ alla sconfitta finale l’impero giapponese nel 1945, con lo sganciamento nelle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, della bomba atomica.
Terminava così finalmente la seconda guerra mondiale.